Uno dei casi tipici è quello descritto da Keith Kernspecht nella sua trattazione del rituale di attacco del macho da birreria: può capitare, al bar o in discoteca, che il vostro sguardo si fissi su un tipo dall'aria poco rassicurante.
L'occhiata dura qualche decimo di secondo di troppo, quello se ne accorge e, di conseguenza, si avvicina minaccioso rivolgendovi la solita domanda "Che hai da guardarmi? Ci conosciamo? Sei forse finocchio?...".
E vi ritrovate automaticamente invischiati in un processo di escalation, dall'esito imprevedibile...
Esiste più di un motivo per cui lo sguardo assume un ruolo di prima importanza nello scatenare simili eventi.
Proviamo ad elencarne qualcuno:
- L'uso dello sguardo è il primo metodo con cui veniamo in contatto con il mondo e con i nostri simili
- Lo sguardo, oltre ad essere un senso del nostro organismo, è anche un potente mezzo di comunicazione, in quanto rivela emozioni, carattere della persona ed intenzioni. Anche nel mondo animale, infatti, il contatto oculare, specialmente se protratto, rappresenta un elemento di sfida in grado di innescare violente dispute territoriali.
- Lo sguardo, come tutti i mezzi di comunicazione non verbale, è altamente soggetto ad interpretazioni ambigue e fraintendimenti.
- Molte persone hanno la tendenza a rimanere "impigliate" nello sguardo altrui, fissandosi più a lungo del necessario. E' evidente quanto ciò sia rischioso nel caso in cui si incontrino persone aggressive, oppure sotto l'effetto di alcol o droghe.
- Specialmente nel caso delle donne, uno dei rischi di uno sguardo troppo protratto (qualche istante, in realtà...) è che questo venga interpretato come un ammiccamento, provocando attenzioni non richieste da parte di "indesiderabili".
Le modalità con cui si stabilisce il contatto visivo, quindi, rappresenta un modo per capire la persona che si trova davanti a noi.
Il soggetto passivo tende a tenere gli occhi bassi e raramente guarda gli altri.
L'aggressivo, invece, tende ad avere lo sguardo fisso ed inquisitore.
Lo sguardo della persona assertiva, invece, è uno sguardo diretto ma aperto all'altro. E' uno sguardo che si accorge delle persone e delle cose, ma non insiste su di loro e non le sfugge.
L'uso assertivo dello sguardo comporta attenzione, curiosità, attenzione ai dettagli. Insomma gli ingredienti migliori per attuare quella capacità di attenzione al contesto che, da sola, rappresenta l'elemento preventivo in grado da tenerci lontano dalla maggior parte dei guai.
Una persona che usa lo sguardo in questo modo si accorge delle persone e delle situazioni prima che diventino pericolose e può agire per tempo, allontanandosi se necessario.
Il comportamento non verbale di una persona attenta, che non si lascia sorprendere, non sfugge a questi individui, i quali se possono rinunciano e si mettono alla ricerca di una vittima più vulnerabile.
In termini pratici valgono questi consigli: specialmente se vi trovate in piccoli locali o in ascensore, se vi trovate ad incrociare lo sguardo altrui, fate in modo che l'occhiata sia breve e meno intensa possibile.
Se proprio gli sguardi dovessero incrociarsi allora occorre che lo sguardo sia breve e "scivoli" via senza impigliarsi nelle pupille dell'altro.
Secondo Keith Kernspecht, un breve scambio di sguardi dice: "mi sono accorto della tua presenza, non voglio combattere, ti accetto, rispetterò il tuo territorio. Sono più vicino di quanto dovrei, per questo non ti guardo a lungo."
Dopo lo scambio di sguardi, se possibile, si guarda altrove.
Evitare ulteriori sguardi nella direzione della persona dinanzi a voi.
La durata di uno sguardo, che per la media delle persone è ritenuta sopportabile, per persone sotto l'effetto di alcol o droghe potrebbe significare una "dichiarazione di guerra".
E' un fatto genetico che cerchiamo il contatto con lo sguardo. La voglia di combattere o la sottomissione devono essere prima segnalate.
Per quasi tutti gli animali lo sguardo intenso rappresenta il primo segnale di minaccia.
La determinazione a combattere viene calcolata con la durata dello sguardo.
Se continuate a guardare segnalate alla persona davanti voi che siete pronti a combattere o, se siete una donna al cospetto di un uomo, che volete stabilire un contatto.
Un ulteriore elemento importante dello sguardo è dato dalla dilatazione delle pupille.
Se si riesce a cogliere questo dettaglio, è possibile anticipare il momento in cui un eventuale aggressore sta per colpirvi.
Tale effetto, dettato dalla necessità di controllare che l'ambiente circostante sia libero da poliziotti o altri guastafeste, è un altro segnale infallibile delle vere intenzioni di un possibile aggressore.
Siete avvisati.
(Articolo gentilmente concesso dagli amici di sicurezzapersonale.net)