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Equilibrio: le fondamenta del Wing Tsun

Come un palazzo ha bisogno di solide fondamenta, un sistema di arti marziali, con i suoi principi e le sue tecniche, ha l’impostazione del corpo e il lavoro interiore che permettono all'individuo di costruire la sua Arte. Alla base di tutto questo c’è l’equilibrio, componente fondamentale sia psicologica che fisica che il bravo combattente deve avere per poter affrontare con successo le sue sfide.

Cosa è l’equilibrio e come si fa a trovarlo?

In questo articolo cerchiamo di darne una definizione semplificata, trascurando la matematica necessaria a comprenderlo nei dettagli, cercando di capire come questi concetti si applichino alla pratica marziale.

Nella vita di tutti i giorni l’equilibrio è considerato uno stato in cui un sistema è stabile, bilanciato, saldo, ma cosa vuole dire esattamente? Una definizione più precisa è la seguente:

“Un sistema si dice in equilibrio quando non vi sono rotazioni e la somma di tutte le forze agenti su di esso è nulla”

Analizziamo la frase precedente, abbiamo due ingredienti, rotazioni e somma (in fisica detta risultante) delle forze.

Partiamo dalla risultante delle forze: una forza non è altro che l’azione di un “motore” sul sistema che ne provoca un’accelerazione e può essere rappresentata graficamente da un vettore, una freccia, che ne riassume le caratteristiche (direzione di azione, verso e intensità).

Intuitivamente questo porta a pensare che un oggetto su cui agiscono forze la cui risultante (cioè la somma) è nulla sia un oggetto che non si muove, questo è parzialmente corretto: un oggetto su cui la risultante delle forze è nulla è un oggetto che non può accelerare (definizione di forza) ma che può muoversi di moto rettilineo uniforme (cioè un moto con velocità costante) o stare fermo (cioè con velocità nulla), questa asserzione è riassunta nel primo principio della dinamica: “un corpo su cui non agiscono forze o agiscono forze la cui risultante è nulla permane nel suo stato di quiete o di moto rettilineo uniforme”.

Questa distinzione è fondamentale, come vedremo in seguito, soprattutto nell'applicazione al WT.

L’altro ingrediente è l’assenza di rotazioni.

Supponiamo di avere una moneta e di volerla far girare come una trottola, per farlo dobbiamo poggiarla in posizione verticale su un piano e con le dita alle due estremità imprimere una forza in direzioni opposte, così da indurre la rotazione.   

Notiamo che per far sì che l’oggetto ruoti abbiamo dovuto innanzitutto applicare una coppia di forze, inoltre le due forze devono 

essere applicate su punti distinti del sistema e in modo tale che la loro direzione di applicazione non sia coincidente.

Come questi due ingredienti possono contribuire a definire una posizione come di equilibrio?

Prima di passare a un esempio pratico è necessario aggiungere un ulteriore tassello: il baricentro.

Il baricentro (che nelle condizioni in cui lo stiamo trattando è anche detto Centro di Massa), per corpi simmetrici e con una distribuzione di massa uniforme, è un punto geometrico su cui si può immaginare agisca la Forza Peso (più comunemente nota come forza di attrazione gravitazionale) e più in generale è il punto su cui agisce la risultante delle forze. Una tale definizione permette una trattazione più comoda dei problemi meccanici di sistemi estesi, semplificando i calcoli e l’interpretazione.

Analizziamo un caso semplice prima di passare all'applicazione marziale: la torre di Pisa.
La torre di Pisa è una torre pendente che sembra essere non in equilibrio, in realtà è un sistema perfettamente stabile.

Nell'immagine precedente è rappresentato il centro di massa del sistema. Dato che la forza di gravità (anche detta forza peso) agisce costantemente sugli oggetti, sulla torre possiamo rappresentarla con un vettore verticale e diretto verso il basso che agisce sul baricentro.

Notiamo che data l’azione della forza peso, sicuramente la parte di torre che poggia a terra riceverà un sostegno dal terreno, fisicamente tale sostegno è detto Reazione Vincolare e non è altro che una conseguenza del terzo principio della dinamica: “A ciascuna azione corrisponde una reazione uguale e contraria”.

Infatti anche se abbiamo modellizzato che la forza di gravità agisce solo sul centro di massa non è propriamente corretto, infatti la gravità agisce su ciascuna piccola parte della torre in modo (quasi) uniforme, quindi anche le parti che costituiscono la base e che poggiano sul terreno avranno tanti vettori di forza che spingono verso il basso inducendo una reazione dal terreno uguale e contraria (e quindi verso l’alto) che creerà una forza netta che bilancia perfettamente la forza peso: la torre non sprofonda nel terreno.

Quindi il primo punto della ricetta per l’equilibrio è rispettato: la risultante delle forze è nulla.

Vediamo adesso la rotazione: una rotazione in un oggetto statico si esplica in una caduta laterale, ma questa può avvenire solo se ci sono due forze che agiscono su due direzioni distinte (come precedentemente mostrato in figura 2).

Le due forze causa della rotazione sarebbero la gravità e la reazione vincolare (non essendo presenti altri fattori esterni che possano influenzare la stabilità della torre), ma queste agiscono lungo la stessa direzione, infatti la reazione vincolare è diretta conseguenza dell’azione della forza peso sul terreno, quindi la sua direzione di azione è necessariamente la stessa: non vi sono rotazioni.

Di conseguenza la torre di Pisa non può ruotare per solo effetto della gravità e non potendo nemmeno sprofondare nel terreno, allo stato attuale, è in equilibrio.

A seguito di questa discussione di può estrapolare una metodologia per determinare se un oggetto è in generale in condizioni di equilibrio sotto rotazioni: se la proiezione del centro di massa sulla superficie di appoggio cade dentro la base dell’oggetto allora il sistema non avrà la possibilità di ruotare (come mostrato nelle figure 5 e 6).  

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Applichiamo le conoscenze che abbiamo acquisito alla pratica del WT.

L’equilibrio nelle arti marziali viene spesso inteso come una posizione che staticamente possa dare una buona stabilità in funzione di eventuali stimoli esterni come ad esempio un attacco.

Questo nel WT è relativamente corretto, infatti sebbene la posizione sia stabile meccanicamente, ha delle debolezze che se non interpretate nel modo corretto portano a non funzionare l’intero sistema.

La posizione di guardia è quella riportata di seguito  

Notiamo come la posizione sia stabile fisicamente parlando: la proiezione del baricentro cade esattamente al centro del piede posteriore e quindi risulta essere di equilibrio.

In alcuni lineage di WT la guardia tradizionale è stata mal interpretata in quanto a prima vista sembra una posizione instabile e scomoda.  Questo spesso è dato da un’impostazione sbagliata del corpo, in cui il peso è portato sul tallone, la cui forma arrotondata induce un’instabilità fisica della posizione che dà al praticante un senso di insicurezza, non permettendogli una corretta esecuzione dei movimenti (vedi figura 8).  

Sebbene la posizione sia di equilibrio, staticamente è una posizione debole che può essere facilmente portata a perderlo: una spinta eccessiva potrebbe spostare il baricentro fuori dalla posizione ottimale, generando una rotazione compensata con modificazioni della geometria del corpo, facendo perdere del tutto la posizione e la reattività necessarie in un combattimento.
Il sistema WT sfrutta la guardia così strutturata intendendo l’equilibrio non staticamente ma dinamicamente, sfruttando una posizione molto reattiva e in grado di dare al praticante la possibilità di utilizzare al meglio la propria sensibilità per gestire gli impulsi avversari con tutti gli strumenti del sistema.

Fisicamente l’equilibrio dinamico in questa accezione comporta lo sfruttare il movimento dell’intero “sistema corpoper mantenere la risultante delle forze nulla e impedire qualsiasi rotazione in modo da garantire l’equilibrio: il praticante non fa altro che adattare il suo movimento compiendo un “moto rettilineo uniforme” (cioè con velocità costante) in modo da mantenere la risultante delle forze nulla e di evitare la creazione di rotazioni (cioè spostamenti del baricentro fuori dalla base di appoggio) che lo porterebbero a perdere l’equilibrio.

Da sottolineare è la differenza tra rotazione e svuotamento: nella discussione appena affrontata una rotazione è intesa come una caduta laterale o anteroposteriore, mentre lo svuotamento è una “rotazione” rispetto all'asse di simmetria verticale (e quindi una rotazione verso destra o sinistra dell’intero corpo). È importante la distinzione tra queste due tipologie di moto in quanto mentre una rotazione è un evento non voluto che porta a una destabilizzazione della struttura, lo svuotamento è un lavoro volontario di tutto il corpo che serve a controllare la forza che l’avversario esercita, contribuendo alla conservazione dell’equilibrio dinamico.

 

Il vantaggio della guardia WT è che non solo la posizione rimane di equilibrio, ma è anche agile e reattiva, in grado di adattarsi facilmente a qualsiasi situazione si presenti nel combattimento e lasciando la possibilità di usare la gamba anteriore come “sensore” da sfruttare per decifrare le intenzioni dell’avversario.

È importante mantenere il proprio corpo in equilibrio non solo per questioni “difensive” ma anche per rendere efficaci i propri attacchi, per far questo il bravo praticante deve ricercare continuamente un equilibrio dinamico e quindi una corretta posizione e geometria del proprio corpo durante il combattimento così da mantenere una forma adatta a conservare la propria forza, elasticità e reattività al massimo.

Dott. Edoardo D'Andrea allievo della Giuncarossa, laureato in fisica all'Università "la Sapienza" di Roma

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