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La comunicazione non verbale

Quando qualcuno sbuca dall'ombra e si avvicina con un pretesto, abbiamo circa un secondo per capire i suoi reali propositi.
Molte volte l'unico indizio rivelatore di cattive intenzioni può essere la lettura del linguaggio del corpo.
Questa interpretazione può essere di estrema utilità per poter assumere in tempo un qualsiasi profilo difensivo.

Tutti sanno che non comunichiamo solo con ciò che diciamo.

Se guardiamo un film muto di Charlie Chaplin restiamo sempre sorpresi di come si possa raccontare una storia senza ricorrere alla parola.

Certo, la comprensione è facilitata dall'enfasi mimica degli attori, ma anche se assistiamo alla discussione di due stranieri di cui non conosciamo la lingua, riusciamo a capire quasi sempre ciò che sta succedendo tra loro, pur non capendo la lettera del discorso.
Anche se non capiamo TUTTO il messaggio comunicativo, alcuni aspetti ci appariranno senz'altro chiari ed in particolare:

  •  La relazione che intercorre tra i due
  •  Le emozioni dei protagonisti
  •  Alcuni tratti del carattere dei personaggi
  •  le azioni svolte e quelle che stanno per svolgersi

Tutte queste informazioni ci pervengono attraverso un "canale analogico" che è universalmente noto come la Comunicazione Non Verbale (CNV) o più semplicemente il Linguaggio Del Corpo.
Il linguaggio del corpo è stato molto studiato in tantissimi campi delle scienze umane e non solo.
Da chi ha cercato di studiare le misteriose regole che ci fanno innamorare a certe branche della criminologia, tutti hanno tentato di svelare il gesto impercettibile ma incontrollabile, in grado di farci capire le segrete intenzioni dell'altro.
Si, perchè c'è un punto su cui tutti concordano: il corpo dice la verità. Diversamente dalla parola che viene facilmente usata per dire bugie, alcuni elementi del linguaggio del corpo sono molto difficili da falsificare intenzionalmente.

  • Espressione del viso.
    Si tratta chiaramente del canale comunicativo privilegiato.
    Le espressioni naturali di gioia, rabbia, stress, dolore, paura e molte altre emozioni, sono facilmente distinguibili ed interpretabili da qualunque osservatore attento.
    Si tratta, va anche detto, di espressioni relativamente facili da dissimulare.
    Pensiamo per esempio al sorriso, che può manifestare simpatia, ma può essere intenzionalmente “falso”.
    Gli attori, i politici e i manipolatori di professione in genere, sono un chiaro esempio di come sia possibile artefarre a piacimento questo aspetto comunicativo
  • Sguardo.
    Lo sguardo è, come le espressioni del viso, un potente mezzo di comunicazione in grado di rivelare intenzioni e carattere della persona. Lo sguardo assume una particolare importanza perché, a differenza della mimica facciale, è estremamente difficile da alterare coscientemente. Uno sguardo fisso, piuttosto che uno mobile e sfuggente, può farci capire molto delle intenzioni dell’altro ma, ancora di più, ci sono alcuni dettagli quali la dilatazione della pupilla, che sono assolutamente incontrollabili da parte di chiunque.
    Non è un dettaglio da poco: alcuni stati di paura o di tensione emotiva, per esempio, si traducono in una evidente dilatazione della pupilla che non dovrebbe passare inosservata ad un osservatore attento.
  • Gestualità.
    Il modo di gesticolare è una caratteristica che a noi italiani non manca certo. La gestualità  concorre notevolmente a rinforzare e a sottolineare ciò che stiamo dicendo.
    Inoltre una gestualità  rigida, piuttosto che spontanea e aperta, ci dice molto sul carattere e, possibilmente, le intenzioni di chi abbiamo di fronte.
  • Postura e modo di camminare.
    Stare con le braccia conserte, piuttosto che a penzoloni, avere una stazione ben eretta piuttosto che curva, sono tutti elementi rivelatori del nostro carattere e delle nostre debolezze.
    Il modo di camminare può rivelare decisione o indecisione e, anche in questo caso, si tratta di elementi comunicativi inconsapevoli e, quindi, difficilmente dissimulabili.
  • Prossemica (distanza interpersonale).
    Quando discutiamo con qualcuno, la distanza che manteniamo è rivelatrice del nostro grado di disposizione verso l’altro: se proviamo affetto e simpatia tendiamo a varcare la soglia dei fatidici quaranta centimetri, la nostra gestualità  si fa più aperta, con le mani che arrivano a toccare l’altro.
    Al contrario, se chi ci sta di fronte ci sta antipatico e proviamo ostilità  o indifferenza, la distanza fisica tende inconsapevolmente ad aumentare, la gestualità  e la mimica diventano più rigide, con posture più “chiuse”, come braccia conserte o le mani in tasca
  • Prosodica (Ritmo e tono della voce).
    Spesse volte occorre fare più attenzione a come si dice qualcosa piuttosto che a quello che ci viene detto.
    Un tono di voce troppo alto o troppo basso, un ritmo veloce e concitato anziché calmo, un incespicare nel discorso, un tremolio, un balbettio… Sono tutti elementi che ci dicono moltissimo sullo stato emotivo dell’altro.
  • Abbigliamento, acconciature e tatuaggi.
    Tutti sanno che anche il modo di vestire rappresenta un linguaggio.
    Così è abbastanza difficile avere dubbi sul carattere di qualcuno che si presenta rasato, col classico bomber nero borchiato, una catena da moto a tracolla,  e con una svastica tatuata sulla fronte.
    E’ ovvio che uno che si presenta così vuole dirvi “sono cattivo, sono pericoloso”, ma è anche vero che questi elementi sono facilmente  manipolabili.  Non per niente si dice che “l’abito non fa il monaco”.
    Del resto è noto che parecchie rapine vengono commesse da individui ben vestiti che altro non vogliono se non mimetizzarsi tra la gente comune.

L’utilità di saper ben interpretare il linguaggio del corpo.

Il linguaggio del corpo, ovvero quella parte di noi che non sa mentire.

Come già detto, sono moltissimi gli studi sull’argomento, e quasi tutti vertono sulla caratteristica più notevole di questa forma di comunicazione: la capacità di far trapelare le vere intenzioni dell’altro (o dell’altra).
Esistono migliaia di trattati che vorrebbero svelarci gli indizi nascosti per farci capire se la ragazza che abbiamo di fronte ci sta veramente, oppure aspetta solo che ci dichiariamo per farci fare una cocente figuraccia.
Questo vale soprattutto per noi maschietti, perché l’altra metà del cielo sembra geneticamente meglio attrezzata e, infatti, le donne sono piuttosto abili a capire al volo questi “segnali nascosti”.
Altri studi, specialmente quelli di P.Ekman e W.V.Friesen, si sono svolti in ambito criminologico e sono tutt’oggi materia di studio nelle accademie di polizia di mezzo mondo, per dare al poliziotto di turno qualche strumento per capire se il ceffo che si aggira per strada ha brutte intenzioni o meno. Insomma il linguaggio del corpo interessa soprattutto per utilizzarlo come una sorta di “macchina della verità ” portatile.

E a noi cosa interessa tutto ciò?
Ci interessa moltissimo, perché se il solito tizio sbucato dall’ombra si avvicina per chiederci l’ora, abbiamo più o meno un secondo per capire se gli si è fermato l’orologio oppure dobbiamo distruggerlo a calci.
Un errore di interpretazione o un secondo di indecisione in più, potrebbero costarci molto cari.
Saper leggere il linguaggio del corpo, in questi casi, è davvero l’unica possibilità per essere in grado di assumere per tempo un profilo difensivo o, in casi estremi, di cercare la salvezza con la fuga o un attacco preventivo. Insomma, saper leggere il linguaggio del corpo è uno degli elementi più importanti per sventare il rituale di attacco dell’aggressore che, va ricordato, è quasi sempre subdolo ed ingannevole.

Come nell’innamoramento, così come negli interrogatori di polizia, c’è un elemento particolare che viene usato per capire se l’altro è sincero: il grado di coerenza tra le intenzioni, ovvero le frasi dichiarate verbalmente, e l’atteggiamento non verbale, definito in termini di mimica facciale, sguardo, postura, distanza, comportamento, etc…
Per esempio, se la solita ragazza vi dichiara amore eterno e poi preferisce andare in vacanza con le amiche, forse è il caso di pensarci su, prima di compromettervi col fatidico “si”…
Tornando all’esempio di prima, se uno sconosciuto si avvicina con un pretesto qualsiasi, può rivelare le sue vere intenzioni tramite il modo con cui usa la distanza fisica: se deve chiederci l’ora può farlo fermandosi a debita distanza oppure continuando ad avvicinarsi mentre guardiamo l’orologio.
In quest’ultimo caso esiste una contraddizione evidente tra azione e proposito dichiarato (a meno che il tizio non sia sordo) che deve metterci immediatamente in allarme. Insomma una corretta lettura del linguaggio del corpo potrebbe darci quel prezioso secondo in più per poter organizzare una qualsiasi tattica difensiva.

Vediamo quindi ciascuno di questi aspetti come possono essere utilizzati per prevenire un attacco:

  • Espressione del viso.
    La mimica facciale si può dissimulare ma non del tutto. Se qualcuno si avvicina sorridendo, qualunque cosa vi dica, fate un rapido check dei dettagli. Tutti conoscono quelle persone che “sorridono solo con la bocca”, un’occhiata allo sguardo può rivelare fissità , mentre i lineamenti stessi possono tradire tensione, tick nervosi, pallore, sudorazione, tutti elementi che possono essere collegati all’azione insopprimibile dell’adrenalina
  • Sguardo.
    L’adrenalina, l’ormone della paura, non risparmia nessuno, ne’ voi ne’ il vostro aggressore.
    Un attimo prima di colpire osserveremo in lui dei cambiamenti nella mimica oculare inequivocabili e, del resto, se può colpirci vuol dire che è così vicino che noi possiamo certamente vederli.
    Sotto l’effetto dell’adrenalina il nostro aspirante carnefice sperimenterà  il cosiddetto effetto tunnel, ovvero la perdita della visuale periferica.
    Si tratta di un fenomeno fisiologico e quindi incontrollabile che determina la sensazione di vedere il bersaglio (ovvero voi!) come attraverso un cannocchiale.
    La perdita della visuale periferica è accompagnata da una sensibile dilatazione della pupilla (per fare entrare più luce) e la necessità  di muovere freneticamente lo sguardo a destra e sinistra per controllare che la scena sia libera da testimoni o poliziotti.
    Quando al cospetto di uno sconosciuto o nel corso di una lite vi accorgete di questi segnali vuol dire che tra un attimo verrete colpiti.
    Attenzione, quindi…
  • Gestualità.
    Quando si litiga o si discute la mimica può diventare più frenetica, sottolineando in genere il ritmo delle parole.
    Quando il solito brutto ceffo si avvicina col pretesto di chiedere l’ora, invece, la mimica può apparire moderata, fin suadente, ma occhio al tentativo di avvicinarsi troppo!!
    In un caso o nell’altro prestare attenzione agli improvvisi rallentamenti dei gesti, accompagnati da eventuali irrigidimenti nella zona delle spalle: possono essere un preludio al caricamento di un colpo.
  • Postura.
    Quando si discute pacificamente, anche se in modo animato, ci si pone in modo frontale rispetto all’altro ed ogni parte del corpo è visibile, mani e volto in particolar modo.
    Diffidate in modo tassativo di chiunque si presenti con posture angolate o non rilassate.
    Da una parte, una postura angolata può servire a nascondere una mano che impugna un’arma.
    A volte presentarsi con una mano in tasca o nascosta dietro una gamba serve a nascondere un coltello.
    D’altra parte una postura angolata è utile a offrire minor bersaglio a una vostra reazione, così come può essere funzionale a sferrare un colpo (in questo caso, di solito, il colpo più forte arriverà  dal braccio o dalla gamba più arretrato rispetto a voi) o avventarsi su di voi.
  • Prossemica (distanza interpersonale).
    Chi vuole colpirci deve per forza avvicinarsi.
    Questo vale sempre, anche se il nostro aggressore possiede un’arma da fuoco.
    Una pistola anche a pochi metri di distanza diventa molto difficile da usare su un bersaglio in movimento e in condizioni di stress.
    Chi vuole discutere pacificamente di solito si ferma a qualche distanza da noi e, se non è un nostro amico, difficilmente cerca intenzionalmente il contatto.
    Chi ha cattive intenzioni, invece, cerca di avvicinarsi a distanza “di tiro”, qualunque sia il mezzo scelto per nuocere.
    Occhio alle “contraddizioni” tra contenuto verbale e comportamento.
    Se state litigando con qualcuno e quello vi dice “non voglio litigare” controllate che nel frattempo non cerchi di avvicinarsi.
    E’ un segnale tutt’altro che rassicurante.
  • Prosodica (Ritmo e tono della voce).
    Negli attimi che precedono un’aggressione, molto spesso si osservano improvvisi rallentamenti, interruzioni del discorso o cambiamenti repentini di tono.
    Il tizio con cui stiamo discutendo animatamente, per esempio, può diventare improvvisamente muto o rispondere a monosillabi. Attenzione, quindi. sembra proprio che sia impossibile sferrare un colpo continuando a parlare normalmente.
    O si parla o si mena, quindi… Se proprio quello ha deciso di colpirvi è più probabile che lo faccia quando smette di parlare.


Difetti e limiti dell’interpretazione del linguaggio del corpo

Se è vero che il linguaggio del corpo è in grado di darci degli indizi rivelatori sulle reali intenzioni dell’altro, è anche vero che solo di indizi si tratta, non di prove.

Se il tizio dell’esempio ci ferma per strada e ci chiede l’ora, non possiamo avventarci su di lui e farlo a pezzi, solo perché abbiamo scorto sul suo viso l’ombra di un tic nervoso e noi l’abbiamo interpretato come il segnale premonitore di un attacco… Il linguaggio del corpo mantiene un carattere di ambiguità notevole, come ben sanno coloro che, dopo aver approcciato una ragazza apparentemente “ben disposta”, si sono sentiti mandare a quel paese alla prima avance. Quando si interpreta il linguaggio del corpo, l’equivoco è sempre dietro l’angolo.
Per ridurre al minimo gli equivoci, quindi, il suggerimento più immediato è quello di allenarsi a scorgere le contraddizioni tra comportamento e intenzioni manifeste.
Il classico esempio di chi dichiara di non volere litigare, di non volere guai e, mentre lo fa, vi si avvicina a tiro di pugno, rappresenta un caposaldo della difesa personale. Insomma, se quello vuole solo parlare, perché diavolo deve avvicinarsi così? Non può parlare standosene a distanza?

Ovviamente, mentre venite colti da questi dubbi amletici dovete essere bravi a riprendervi con non-chalance una distanza di sicurezza accettabile, oppure convincere l’altro a non approcciarvi oltre….

Usare il linguaggio del corpo per difendersi

L’utilità di conoscere le tecniche del linguaggio del corpo non è solo per la prevenzione, ma anche per difendersi in modo attivo, laddove per difendersi si intende la modalità più efficace e risolutiva: ovvero il non combattere affatto! Sulla conoscenza della comunicazione non verbale si basano tutte le tecniche di dissuasione e de-escalation di cui abbiamo spesso parlato.

In pratica, le nostre chance di dissuadere un malintenzionato, dipendono molto poco da ciò che siamo in grado di dire in quel frangente. Molto dipende, invece, da come lo diciamo e da cosa non diciamo. Per essere più chiari, tutto si decide in base alla nostra capacità di far arrivare all’altro un messaggio del tipo “ti rispetto, non voglio combattere, ma sono pronto a reagire”.
Si tratta di un messaggio tra le righe, fatto di sguardo, di postura, di mantenimento della distanza, tono di voce. L’uso del linguaggio del corpo, quindi, è al servizio di una comunicazione di tipo assertivo, ovvero quel tipo di comunicazione usata per risolvere i conflitti, una comunicazione che non rivela aggressività o paura, ma al tempo stesso comunica all’altro che non si è disposti a soccombere.
Non voglio dilungarmi oltre sull’argomento, in quanto ne ho parlato estesamente altrove. Senza aver la pretesa di fare un corso on-line sulle tecniche di dissuasione non verbali, cercherò di elencare una serie di elementi utili sul come comportarsi in una situazione di pericolo, cominciando dai comportamenti da evitare:
  1. Al cospetto di un soggetto potenzialmente pericoloso, evitate per prima cosa errori posturali che potrebbero costarvi cari, come lo stare con le braccia conserte, con le mani in tasca o penzoloni lungo i fianchi.
    Ne abbiamo parlato altrove, ma non mi ripeterò mai abbastanza. Il corpo è lento a reagire e, in caso di attacco improvviso, è difficile difendersi se  non avete un assetto idoneo.

  2. Allo stesso tempo evitate pose angolate, o peggio ancora, posizioni di guardia tipo pugile, karateka o altro.  Simili pose, di tipo aggressivo, non fanno altro che sfidare l’altro e rendere inevitabile lo scontro. Non pensate di dissuadere l’altro con la paura: se quello sta attaccando briga con voi, vuol dire che è sicuro della sua forza, altrimenti non avrebbe perso tempo a rompervi le scatole.

  3. Evitate di gesticolare troppo o di starvene ingessati. Ho descritto in più occasioni qual’è il modo più opportuno di tenere le mani e le braccia ed il segreto è sempre lo stesso: abbiate cura di avere sempre qualcosa di mezzo tra voi e l’altro. Usate le braccia per gesticolare con calma, ma tenendole sempre innanzi a voi. Questo non provocherà l’altro e allo stesso tempo vi proteggerà da un attacco improvviso. Tenere le braccia rigide in avanti, come a voler respingere, non serve a molto, perché un aggressore può afferrarle e sbilanciarvi o colpirvi con la mano libera.

  4. Evitate in tutti i modi che quello parlando chiuda la distanza e vi arrivi addosso. E’ normale che litigando quello si avvicini fino a urlarvi sulla faccia. Rispondete con calma ma muovetevi, muovetevi come se aveste la sabbia calda sotto i piedi e cercaste continuamente refrigerio. E allontanatevi quel poco che vi consente di stare fuori tiro dalle sue mani.
    Questo è sempre importante, ma assolutamente vitale se avete di fronte più di una persona. In questo frangente è fin troppo facile trovarsi circondati prima che ve ne accorgiate.

  5. Evitate di alzare la voce o comunque di alterare il vostro tono abituale. Se l’altro sta gridando, lasciate che si sfoghi e ricordate che più delle parole, in quel momento conta il vostro atteggiamento, appunto.

  6. Non fissate l’altro come se voleste sfidarlo. Uno sguardo duro e fisso negli occhi rappresenta una provocazione irresistibile. Cercate di mantenere uno sguardo e una mimica facciale il più possibile rilassata. Tra l’altro uno sguardo mobile vi consente una migliore percezione del campo, permettendovi di individuare per tempo eventuali accerchiamenti da parte di terzi incomodi.

  7. Sempre riguardo al capitolo “sguardo”, evitate di abbassare gli occhi mentre venite affrontati, in quanto questo gesto viene interpretato come un sicuro segno di paura e arrendevolezza.

Dopo aver detto ciò che è meglio evitare, ecco un elenco di comportamenti “virtuosi”:
  1. Usate una postura non angolata ma tecnicamente idonea a difendervi da un attacco improvviso. Le pose tipo boxe e karate, come già detto, non servono, perché alimentano l’escalation e rendono inevitabile lo scontro.
    Ne abbiamo parlato in un apposito articolo che, se non l’avete già fatto, vi invitiamo caldamente a leggere. Le pose di guardia da strada non sono quelle che si insegnano in palestra. Ricordatevene sempre.

  2. Una volta capito i trucchi di una posizione atta a dissuadere, ricordate di muovervi sempre, mantenendo sempre postura e sguardo orientato verso l’altro, mani e braccia con naturalezza sempre davanti a voi. Evitate ogni immobilismo, altrimenti il vostro avversario avrà modo e tempo di studiare una attacco improvviso.

  3. Non rimanete rigidi, mantenete una gestualità naturale, muovete le mani come per sottolineare ciò che dite, ma mantenetele sempre davanti a voi all’altezza del viso o appena al di sotto e sempre ad una certa distanza da voi (non meno di trenta cm). Questo scoraggerà l’altro ad avvicinarsi troppo, a meno che non voglia beccarsi qualche ditata negli occhi.

  4. Occhio ai dettagli: mentre state controllando i movimenti dell’altro abbiate cura che le punte dei piedi siano entrambe orientate verso di lui. Una posa con i piedi divaricati (allaCharlie Chaplin, tanto per capirci), oltre a essere poco indicata in combattimento (peso troppo spostato sui talloni e scarsa capacità di scaricare la forza in avanti) indica all’altro la direzione in cui avete intenzione di fuggire. Basta guardare un attimo dove punta il piede più divaricato! Fateci caso. Avere le punte dei piedi che convergono sul “bersaglio”, oltre che essere tecnicamente idoneo alla preparazione di un attacco (specie se il peso del vostro corpo è spostato sugli avampiedi e le ginocchia non sono rigide), è un particolare che non sfugge ad un combattente da strada e fa capire subito che “non è aria”

  5. Usate un tono di voce ed un ritmo il più possibile calmo e regolare. Non è tanto importante cosa dite, ma come lo dite. E’ importante evitare un tono di voce troppo alto (anche se è importante che tutti i presenti vi sentano, in modo da attirare l’atte nzione e creare disagio al vostro aggressore) o veloce, che potrebbe creare ulteriore stress, ma è anche importante evitare di rallentare troppo. Questo vale per voi come per l’altro. Ricordate sempre che se venite presi a male parole, un attacco diventa molto probabile se l’altro smette di colpo di parlare. Quando si tratta di menare, sembra proprio che il nostro cervello non riesca a fare due cose assieme

  6. Usate il vostro sguardo con intelligenza. Guardate l’altro senza fissarlo, e soprattutto non fatevi distrarre da ciò che vi accade intorno. Molto spesso gli attaccabrighe non sono soli e la sequenza di eventi decisiva potrebbe svolgersi alle vostre spalle. Guardate in faccia l’avversario, ma siate mobili. Con il corpo e con gli occhi. Se l’altro è abbastanza vicino, attenzione a segni come pallore, tremiti, sudorazione. Tutti segni premonitori di un imminente attacco. Come già detto, un segnale inequivocabile è l’improvvisa dilatazione della pupilla che precede di un attimo il colpo. Se cogliete un segnale del genere, non state a pensarci su, agite e subito.

  7. Se possibile mantenete un’espressione del viso e una postura rilassata, aiutatevi con la respirazione e con un pensiero positivo. Pensare cose del tipo “adesso mi crocchia” non solo non vi aiuta, ma peggiorerà la situazione mettendovi nella condizione di prenderle davvero.

  8. Ultimo aspetto ma il primo per importanza. Occhio alla distanza. Muovetevi sempre come se aveste fretta, ma aveste comunque un po’ di tempo da dedicare al vostro scomodo interlocutore. Ma ricordate sempre che se quello vuole colpirvi si deve avvicinare. Sfruttate il movimento, che dissimulerete col vostro atteggiamento cortese, per tenere a distanza l’altro. Se possibile scegliete spostamenti laterali ed evitate di indietreggiare troppo, a meno che non sia indispensabile. Cercate di farlo con naturalezza e senza nervosismo. E’ sicuramente un compito difficile e, se quello cerca comunque di venirvi addosso, a quel punto forse vi converrà attaccare per primi o fuggire, se ne avete la possibilità.


Conclusioni

Una buona conoscenza del linguaggio del corpo è un elemento fondamentale per il combattente da strada. Nessuno vi salterà addosso mandandovi preventivamente una dichiarazione di guerra. Le aggressioni da strada avvengono quando meno ce lo aspettiamo e soprattutto perché non ce lo aspettiamo. D’altra parte l’aggressore opera il più delle volte dissimulando fino all’ultimo le sue intenzioni, oppure, anche quando non dissimula un bel niente, rimediamo un occhio nero perché l’altro, magari quello che fino a cinque minuti prima era un “amico”, non pensavamo fosse una vera minaccia, che facesse “sul serio”. La chiave per non finire pestati o peggio è proprio nella conoscenza e nella corretta lettura del linguaggio del corpo. Alcuni segni, come abbiamo visto sono inequivocabili e non dissimulabili in alcun modo. Ancora una volta spirito di osservazione e freddezza, costituiscono un fattore chiave, superiore persino alle capacità tecniche.

(Articolo gentilmente concesso dagli amici di sicurezzapersonale.net)

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