fbpx
';

La comunicazione nei contesti di rischio fisico

Secondo la psicologia della comunicazione, ogni comportamento è comunicazione e ogni comunicazione è comportamento.
In questo articolo parliamo di come è possibile utilizzare questi concetti nella realtà delle aggressioni da strada e non solo quelle.
Esiste uno stile di comunicazione più "sicuro"? 

Certamente si, ma ad alcune condizioni.

La comunicazione e i tipi di relazione:
 

I documentari di Piero Angela ci hanno spesso riproposto lo studio del comportamento animale e degli aspetti rituali che accompagnano le relazioni tra simili: lupi, leoni, elefanti, scimmie, cani, gatti ed ogni altra specie animale, che si si tratti di animali domestici o belve feroci, hanno in comune degli schemi di comportamento che li accompagnano nelle loro interazioni.

Comportamenti che denotano dominanza o sottomissione, aggressività o temperamento pacifico, sono stati studiati e classificati in modo da fornire una chiave di lettura utile ad interpretare quello che accade dopo: la lotta o la rinuncia alla lotta, la gerarchia o la fuga dal gruppo, ecc.

La chiave di lettura universalmente accettata è la comunicazione: ad ogni azione segue una reazione, ma ogni azione è prima di tutto un comportamento comunicativo.

L'avvicinarsi o meno, un certo modo di muovere la testa o un'altra parte del corpo, vengono automaticamente riconosciuti dagli esseri viventi in termini di messaggio: "sono forte", oppure "non voglio combattere", oppure "fatti da parte".

Quello che succederà dopo dipenderà essenzialmente dal modo in cui chi riceve il messaggio risponderà, vale a dire in termini di conferma o meno del messaggio stesso.

Se il messaggio viene confermato (per esempio al messaggio "io sono il più forte", l'altro risponderà con un implicito "ok, riconosco la tua forza.."), la relazione verrà definita come complementare, altrimenti (l'altro risponde con un "no... Il più forte sono io!"), la relazione si definisce come simmetrica.

In quest'ultimo caso esistono le premesse per una escalation, il cui esito sarà la lotta tra i due contendenti o la rinuncia di uno dei due.

E per gli umani?

Stessa cosa, o quasi....

La comunicazione tra umani e le escalation:

In vita mia non ho mai visto un documentario che parli delle risse in birreria o per strada o degli accoltellamenti allo stadio.

Eppure non sono mancati personaggi "un po' particolari" come Keith Kernspecht che si sono appostati con piglio documentaristico nei peggiori locali della loro città per vedere "cosa succede in quei momenti" allo scopo di farne una materia di studio.

L'esito di questi studi è sorprendentemente simile a quello sugli animali: esistono aspetti rituali del comportamento umano che precedono ed accompagnano l'atto di violenza.

Esistono quindi delle precise fasi, lungo il percorso che porta due o più persone ad avventarsi l'una contro l'altra: la fase visuale, la fase verbale, la presa di contatto, il combattimento.

In tutte queste fasi predomina un aspetto comunicativo dove uno o più dei contendenti vuole "imporre un certo tipo di relazione" (porre l'altro in una relazione complementare), se con questo si può definire il pestare a sangue qualcuno allo scopo di sottometterlo o renderlo all'impotenza.

Riassumendo, ogni comportamento è comunicazione e ogni comunicazione è comportamento.

Sempre.

Ogni comportamento che definisca una relazione di tipo simmetrico ("io sono il più forte", "no il più forte sono io") , comporterà un'escalation tra gli attori di quella relazione che sfocerà inevitabilmente in un conflitto (fisico o verbale che sia).

Aggressività, passività, assertività

Diversamente da quello che avviene in genere tra gli animali, dove una relazione di tipo complementare ("io sono il più forte", "si hai ragione") è funzionale al ristabilimento delle gerarchie e quindi all'allontanamento del conflitto, negli umani l'accettazione di un ruolo complementare in una relazione ("non voglio combattere") spesso non è sufficiente ad evitare il peggio.

Si pensi a quello che potrebbe succedere ad una donna che, per paura, dimostri condiscendenza nei riguardi di uno stupratore.

Forse avrebbe salva la vita (forse) ma non eviterebbe la violenza.

Insomma, molti degli aspetti rituali e comunicativi del mondo animale accomunano l'uomo, ma non per tutti gli aspetti.

C'è da dire, infatti, che le modalità comunicative e relazionali dell'uomo sono enormemente più ricche ed articolate di quanto avvenga con altre specie viventi.

Tanto per cominciare c'è l'uso del linguaggio verbale (c'è anche un linguaggio non verbale, ma quello ce l' hanno pure le bestie), e poi nell'uomo sono possibili tipi di relazione (comunicazione) ulteriori rispetto ai semplici modelli simmetrici o complementari.

Tale complessità ha portato gli studiosi a ricodificare le modalità di comportamento (comunicazione) degli umani secondo tre tipi universali:

  • Il tipo Aggressivo

  • Il tipo Passivo

  • Il tipo Assertivo

Prima di procedere con la descrizione di questi tipi occorre aggiungere una cosa molto importante: non ci troviamo più di fronte a delle modalità di comunicazione (comportamento) occasionali o dettati da particolari circostanze, ma ci troviamo al cospetto di autentiche strutture che in qualche modo caratterizzano la persona.

Con questo intendo dire che con ciascuna di queste tipologie, si intende anche una tipologia di persona, ovvero di un soggetto che, di fronte a particolari contesti o situazioni tende a riprodurre prevalentemente una risposta di tipo aggressivo, passivo o assertivo.

  • Il tipo Aggressivo (mors tua vita mea)
    Le persone che comunicano secondo questo stile sono animate dal desiderio di prevalere e di far valere il proprio punto di vista a prescindere da quello altrui.
    Non è difficile riconoscere le persone di questo tipo: vogliono aver ragione a tutti i costi, soddisfare prima le proprie esigenze, si disinteressano dello stato d'animo altrui, sono poco inclini ai compromessi. Tipicamente hanno la tendenza ad essere rigidi, inflessibili, a colpevolizzare, ad essere invadenti, ad attribuire ad altri i propri errori.
    E' chiaro che le persone che tendono ad agire (comunicare) in questo modo, sono maggiormente esposte ad andare incontro ad "incidenti", specialmente quando sbattono con qualcuno più aggressivo di loro (e magari più grosso). Se due tipi così si incontrano, l'escalation è assicurata e, se il contesto lo permette, l'escalation condurrà ad uno scontro, a meno che uno dei due non si ritiri prima.
  • Il tipo Passivo (mors mea mors tua)
    Le persone che tendono a utilizzare questo stile spesso rinunciano a far valere il proprio punto di vista, rinunciando a lottare e dimostrando talvolta condiscendenza e sottomissione.
    Gli individui di questo tipo possono apparire poco vitali, a volte depressi, e rinunciatari. Queste persone sono portate a "subire" gli altri, non si pronunciano, non partecipano. Se chiedi il loro coinvolgimento in una decisione, tenderanno a conformarsi a quello che ritengono il volere del " capo", ma senza che questo significhi che sono d'accordo:  probabilmente coveranno il loro dissenso in modo muto e all'insegna della resistenza passiva.
    E' evidente che persone di questo tipo non hanno le stesse probabilità di cacciarsi nei guai dei loro colleghi aggressivi, ma è altrettanto evidente che la loro difficoltà a reagire le renderà delle vittime predestinate, in quanto la loro passività sarà da "incoraggiamento" per tutti i malintenzionati che cercano "una facile preda"
  • Il tipo Assertivo (vita mea vita tua)
    Le persone assertive si collocano per così dire tra i passivi e gli aggressivi, ma senza essere limitati dagli schemi mentali che caratterizzano gli uni e gli altri. Queste persone non antepongono i propri bisogni, ma nemmeno vi rinunciano, esprimendo la propria disponibilità a gestire in modo costruttivo le divergenze.
    Le persone così non sono molte, purtroppo. Sono i negoziatori, i cercatori di soluzioni, i costruttivi. Le persone di questo tipo non rinunciano alle proprie esigenze, ma sanno trovare un accordo favorevole anche per l'interlocutore, valorizzano e non umiliano, lasciano sempre una porta aperta per sé e per gli altri, rispettano il prossimo, non giudicano, sono flessibili.
    Nelle fasi acute che potrebbero precedere un conflitto interpersonale, le persone di questo tipo sono in grado di bloccare l'innalzamento della tensione con un atteggiamento fermo ma aperto verso l'altro, in modo da fornirgli una soluzione alternativa al conflitto stesso. Sono le persone che con una battuta sono in grado di stemperare gli animi.

Perché il comportamento assertivo è preferibile:
Ti riconosci in uno di questi tipi?

Anzitutto va detto che queste tipologie non sono cristalline, ovvero non sono mai "allo stato puro".

La maggior parte di noi è caratterizzata da un mix di queste tipologie che coesistono le une accanto alle altre.

Di fatto noi potremmo essere "prevalentemente" aggressivi, passivi o assertivi, ma, di fatto, ognuno di noi possiede in varia misura ciascuna di queste caratteristiche.

Non solo, potremmo scoprire di essere aggressivi o assertivi a seconda delle persone che abbiamo di fronte, e qui si va sul terreno più difficile...


Senza voler approfondire oltre, voglio qui fissare due punti chiave:

  • La conoscenza di queste tre tipologie comunicative/comportamentali è estremamente utile per avere una chiave di lettura semplice, immediata ed affidabile per capire al volo chi abbiamo di fronte  e, come comportarsi con lui.
    E' evidente che se ho a che fare con un soggetto aggressivo, eviterò di sfidarlo sul suo stesso terreno, a meno che non cerchi la morte in battaglia. Allo stesso modo, se so di avere la tendenza a comportarmi passivamente in queste situazioni, eviterò che questa passività diventi una porta aperta per il mio avversario, e cercherò di spostarmi su una posizione più assertiva
  • La consapevolezza del nostro modo di essere aggressivo, passivo o assertivo, è un preciso "programma di lavoro" per migliorare le nostre chance di riuscita in qualunque condizione di rapporto interpersonale, compresi quelli a rischio

E da qui scaturisce la domanda essenziale: "nel caso in cui mi trovassi nelle brutte, quale è l'atteggiamento migliore da prendere?"

Quello assertivo, ovviamente (ma non troppo).

In sintesi dirò che il comportamento assertivo è quello che ha le maggiori probabilità di successo in una situazione di rischio fisico, laddove per successo si intende (lo ricorderò fino alla nausea) evitare lo scontro e riportare intatta la pelle a casa.

Per il resto non vorrei essere accusato di mettere strane idee in testa alla gente: mi rendo conto che parlare di assertività quando hai un coltello da venti centimetri puntato alla gola, può essere un po' accademico.

Dirò di più: se le circostanze lo richiedono uno stile passivo o aggressivo potrebbe essere preferibile a quello assertivo.

Non c'è limite all'improvvisazione in quanto ogni situazione è diversa ed irripetibile.

Tuttavia mi sento di poter dire, sulla base della mia esperienza e di tante altre persone, che uno stile comunicativo di tipo assertivo è quello che fornisce le maggiori chance nella maggior parte delle situazioni.

Ciò detto, come potrebbe manifestarsi un comportamento assertivo alla presenza di un energumeno/malintenzionato/esagitato?

Comincerei con un breve decalogo delle cose assolutamente da evitare:

  1. Non insultare
  2. Non alzare la voce
  3. Non giudicare e non umiliare l'altro
  4. Non intimare
  5. Non chiedere scusa (a meno che tu sia in evidente torto)
  6. Non rispondere alle provocazioni
  7. Non essere arrendevole
  8. Non insistere solo sulle tue ragioni
  9. Non sfuggire lo sguardo ma evita lo sguardo fisso, di sfida
  10. Non dimostrare imbarazzo o timidezza

Chiaramente, accanto alle cose da non fare c'è un lungo elenco di cose indispensabili:

  • Usa un tono di voce pacato ed uniforme.
    Non accelerare e non alzare il volume della voce: questo ha l'effetto di aumentare l'eccitazione e la carica adrenalinica dell'interlocutore. Allo stesso modo non devi rallentare cadenza e tono, perché questo è spesso interpretato come l'avvisaglia di un attacco: molti picchiatori spesso rallentano quando parlano, un attimo prima di sferrare il primo colpo decisivo. Se rallenti cadenza o tono, rischi di essere colpito in modo improvviso da un interlocutore teso ed in allarme verso di te.
  • Usa i gesti in modo aperto e mai eccessivo.
    Le persone passive in genere hanno una gestualità rigida e povera, il che può essere interpretato come sottomissione e paura. Le persone aggressive, d'altro canto, tendono ad essere ipergestuali, ad agitare le mani, a toccare, spingere. E' evidente che questo contribuisce ad aumentare la tensione e la probabilità che un contatto fisico accidentale degeneri  in scontro.
  • Cerca di adottare un'espressione del viso attenta ma non accigliata.
    E' molto importante avere una mimica che sia coerente con la comunicazione verbale. Laddove possibile, ovvero quando il livello di tensione è ancora a livelli gestibili, sarebbe meglio saper dimostrare attenzione e apertura verso l'interlocutore
  • Usa un contatto visivo diretto ma non inquisitorio.
    Le persone aggressive usano lo sguardo in modo teso e rigido, mentre le persone passive tendono ad essere evasive.
  • Cura la postura in modo da esprimere solidità ed energia.
    Le persone passive tendono ad essere ricurve ed a occupare il minor spazio possibile, mentre i soggetti aggressivi tendono ad essere "invadenti" e rigidi.
    L'assertivo è eretto ma non proteso in avanti, rilassato ma pronto al movimento.
  • Pensa positivamente.
    Qualunque sia il contesto in cui ti trovi, da una banale discussione in ufficio, ad un balordo armato di coltello, usa sempre un pensiero aperto alla soluzione: "credo in me stesso", "sono calmo", "andrà tutto bene", "a tutto c'è rimedio". E' importantissimo mantenere questo substrato conscio sempre attivo, in quanto questo, unito ad una respirazione adeguata, ha un effetto calmante su tutto il sistema nervoso ed aiuta a mantenere la lucidità
  • Agisci e pensa in modo da trovare una via di uscita onorevole per te e per l'altro.
    Ogni volta che inizia un'escalation i contendenti rischiano di essere intra ppolati nel loro EGO più che nella situazione contingente.
    Se per esempio ti trovi ad affrontare un teppistello in compagnia dei suoi amici, oppure un vitellone di periferia con la sua fidanzata, molto probabilmente l'energumeno in questione deve risolvere due necessità a volte contrastanti:
    1) proseguire la giornata senza danni fisici (ovvero, se possibile non combattere)
    2) evitare di fare una mortificante brutta figura verso i predetti amici, la predetta fidanzata, o i non predetti presenti in genere.

    In questi casi, offrire una via di uscita onorevole può essere la soluzione che tutti aspettavano: "tu hai guardato la mia ragazza!...", "mi dispiace, ma l'ho scambiata per mia cugina, le somiglia tantissimo..."

    Oppure in una lite per traffico in seguito ad un gesto del braccio: "mi hai mandato af....ulo all'incrocio!...", "no, ti ho salutato. Ti avevo scambiato per un amico..."

    Nel caso di un tentativo di stupro, una donna raccontò di aver detto al suo aggressore: "va bene, appartiamoci, ma hai il preservativo?..." "a che ci serve il preservativo?..." chiese l'altro "ho un'infezione vaginale che è contagiosa..." rispose la donna. Dopo un attimo di esitazione, l'uomo si allontanò.

    Entrare in dettaglio sull'argomento è alquanto oneroso, ma interessante.

    Per una trattazione più approfondita ti consiglio di leggere la pagina delle esperienze e testimonianze su questo sito, dove sono presenti alcune situazioni critiche risolte in modo incruento grazie ad un comportamento assertivo.

Difficoltà e limiti del comportamento assertivo:
Fin qui decaloghi e comandamenti. Parliamo di assertività e vita reale: tutto rose e fiori? No, tutt'altro. Vediamo le controindicazioni ed effetti collaterali

  • Il comportamento assertivo ha un costo.
    In particolare occorre tener presente che il comportamento assertivo implica il mantenimento della propria posizione e non la rinuncia. Si tratta di tener testa all'altro, pur rispettandolo. E' ovvio che una posizione del genere non è facile da mantenere in una situazione di rischio fisico, magari di fronte ad un coltello... In pratica per poter essere assertivi in un momento simile, occorre un controllo emotivo ed una lucidità fuori dal comune. Essere pacati e risolutivi di fronte ad un picchiatore che ci minaccia o nell'imminenza di uno stupro, non è certo alla portata di tutti.
    Ciò malgrado, è importante essere consapevoli del fatto che una condotta assertiva è quella che (probabilmente) ci da le maggiori chance di salvezza in questi casi e che, comunque, si tratta di un comportamento e, come tutti i comportamenti, può essere appreso.
    Certamente, le persone che sono naturalmente assertive, saranno agevolate nel momento in cui ne avranno bisogno, ma anche le altre, i poveri mortali più comunemente passivi o aggressivi,  possono comunque darsi da fare per migliorare la loro assertività: esistono corsi e "training assertivi" per tutti i gusti, in tutte le salse e per tutte le tasche. Per il lavoro, per le relazioni interpersonali, per ogni contesto possibile ed immaginabile.
    Le persone assertive, statisticamente, vivono meglio, hanno successo nella vita,  risolvono più facilmente i loro problemi e quelli degli altri. Mi sembrano tutti buoni motivi per impegnarsi a migliorare questa capacità che è comunque insita in ciascuno di noi....
  • Nelle situazioni più rischiose, non si ha il tempo di parlare o di chiosare.
    Tutti quelli che hanno avuto la sventura di trovarcisi, sanno che un'aggressione è un evento violento ma anche molto rapido nella sua evoluzione. Gli spazi comunicativi e temporali sono talmente ristretti e dominati dall'emotività da non consentire altro che l'azione o la paralisi o la fuga.
    D'altra parte, il comportamento assertivo, come si è visto, è fatto di parole e di gesti, di atteggiamenti fermi e pacati, di sguardi, di mimica e posture.
    E' davvero possibile fare tutto questo quando la violenza e la paura irrompono improvvisamente?
    Secondo la mia esperienza è possibile, ma ad alcune precise condizioni:
    1) occorre avere un buon controllo emotivo
    2) se la situazione è tesa e convulsa occorre affidarsi poco alle parole e molto allinguaggio non verbale
    3) il linguaggio non verbale deve essere funzionale a proteggere se stessi e dissuadere l'aggressore.


Concludendo, abbiamo introdotto il concetto di assertività, proponendolo come l'insieme di comportamenti, atteggiamenti, messaggi comunicativi più idonei ad affrontare una situazione di rischio fisico (e non solo).

Una carrellata di esempi in questo senso può essere letta nella pagina delle esperienze e testimonianze.

I concetti chiave possono quindi essere fissati in tre punti:

  1. Il comportamento e la comunicazione assertiva sono da adottare preferibilmente in situazioni in cui veniamo minacciati
  2. Nessun comportamento (nemmeno quello assertivo) fornisce garanzie di successo di fronte ad un avversario comunque determinato a colpirci
  3. Per quanto il comportamento assertivo sia da preferire, non è detto che sia sempre e comunque il più idoneo.

    Ogni situazione è unica ed irripetibile e la capacità di improvvisare rappresenta sempre e comunque la nostra risorsa più preziosa. 

 

(Articolo gentilmente concesso dagli amici di sicurezzapersonale.net)

Recommend
Share
Tagged in

Pin It on Pinterest