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Combatti o fuggi: ecco cosa accade nel nostro corpo quando siamo terrorizzati

Immaginate di essere un uomo preistorico e di stare passeggiando tranquilli lungo il bosco alla ricerca di cibo. All’improvviso vi ritrovate davanti un leone di grossa taglia, che vi viene incontro mostrando i denti con aria minacciosa. Cosa fate? Avete probabilmente tre soluzioni possibili:

1) Scappate nella direzione opposta, sperando che il leone abbia già pranzato e stabilendo il nuovo record mondiale dei 100 metri piani

2) Cercate di colpirlo in testa con l’enorme clava che tenete in mano, con la forza della disperazione

3) Restate immobili, impietriti dalla paura

 

Se ci fate caso, solo due soluzioni possono offrirvi qualche possibilità di salvarvi: le prime due; mentre restare fermi vi condurrà a morte certa.
Il nostro corpo ha imparato nei millenni che ci sono solo due vere efficaci possibilità di reazione ad uno stimolo che ci terrorizza all’improvviso: combattere o fuggire.

Fight or flight

 

Tale reazione primitiva a una situazione di pericolo è quella che in inglese viene definita il fight-or-flight, ossia “combatti o fuggi”.
Di fronte al pericolo la fisiologia del nostro corpo ci prepara ad affrontare molto rapidamente la situazione nelle uniche due soluzioni possibili.
L’amigdala agisce sull’ipotalamo che a sua volta agisce sull’ipofisi e insomma, quando c’è una minaccia di pericolo, il corpo produce degli ormoni che ci preparano per l’azione.
Questi ormoni, come ad esempio l’adrenalina e il cortisolo, vengono rilasciati nel flusso sanguigno e fanno aumentare il tono muscolare per preparare il corpo all’azione fisica, aumentano la frequenza cardiaca in modo che il sangue scorra più rapidamente in tutto i tessuti, agiscono sul ritmo di respirazione per aumentare la quantità di ossigeno disponibile, e ci aiutano a concentrarci per poter pianificare e pensare velocemente ad un modo per tirarsi fuori dai guai.
Nei momenti di terrore il nostro corpo diventa una potentissima arma metabolica, pronta a reagire.


Forza fuori dal normale

 

I meccanismi appena accennati ci predispongono velocemente ad affrontare entrambe le soluzioni, visto che – sia che si combatta o che si fugga – nei momenti successivi al terrore, al nostro corpo è richiesta una impennata di forza, agilità, velocità, reattività.
Nei momenti di terrore il corpo tende ad avere un picco di attività metabolica talmente elevato, che il tempo sembra rallentare: istinto e valutazione analitica dello scenario da affrontare si mescolano e in poche frazioni di secondo ci ritroviamo a correre più velocemente di quanto mai avremmo pensato o a picchiare con una forza che non pensavamo di avere.
Molto spesso, quando la situazione torna normale, ci accorgiamo di avere dolori muscolari e articolari, o ferite, che prima non “sentivamo”.
Ciò accade perché durante il meccanismo “combatti o fuggi” il corpo si preoccupa di salvare la nostra vita senza risparmiare il nostro sistema locomotore o lasciando in secondo piano tutti i nostri dolori.


La sinfonia metabolica del terrore

 

– Il fegato estrae la fenilalanina (un amminoacido) dalle proteine che assumiamo come parte della dieta (carni,uova ecc.) e la trasforma in tirosina, prima di essere inviata alle ghiandole surrenali.
Qui viene utilizzata per la formazione dell’ormone adrenalina.
L’ormone viene poi immagazzinato per essere successivamente usato in situazioni di pericolo.

– Quando avvertiamo il pericolo, il nostro cervello stimola le ghiandole surrenali a rilasciare adrenalina nel circolo sanguigno 20 volte più velocemente del normale.
Una volta in circolo, l’adrenalina va a legarsi ai recettori posti sulla superficie delle cellule degli organi target come polmoni, cuore, cervello e muscoli striati. In breve tempo provoca la reazione “combatti o fuggi”.

– L’adrenalina, come già accennato prima, ha numerosi effetti su parti differenti dell’organismo:

1. più sangue arriverà al cervello,ciò rende i nostri pensieri più lucidi;
2. le pupille si dilatano per rendere la vista acuta;
3. il sangue coagula più rapidamente per minimizzare eventuali perdite di sangue (nel caso di una caduta durante un cat leap o altro);
4. i vasi sanguigni che riforniscono il tratto gastrointestinale vengono ristretti,e ciò porta ad un rallentamento della digestione;
5. il sangue è dirottato in quei distretti che necessitano maggiormente: cuore, polmoni, cervello e muscoli scheletrici;
6. il sangue trasporta ancora più ossigeno e glucosio (”carburante”) alle braccia, alle gambe, alla schiena e al busto; ciò si traduce in “sforzi sovrumani”, e a volte ci permette di compiere azioni che sarebbero normalmente fuori portata;
7. aumenta la produzione di zuccheri (”carburante”);
8. il cuore si contrae più efficacemente e pompa più sangue;
9. le vie aeree nei polmoni si dilatano e ci permettono di assumere più ossigeno.

– L’effetto dell’adrenalina ha una durata di 1-2 minuti, durante i quali,se tutto va bene, si dovrà affrontare una situazione di pericolo.
Tuttavia il corpo andrà incontro a un “rilassamento” nel momento in cui inizierà a muoversi in maniera incontrollata, e si sentirà il bisogno di correre da qualche parte per urinare. La ragione di questo improvviso stimolo (urinare) sta nel fatto che l’adrenalina viene ossidata e convertita in prodotti di scarto che sono eliminati dal corpo quando espelliamo l’acqua.

Dott. Emilio Alessio Loiacono
Medico Chirurgo

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